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Zoom on Music: "Disintegration" - The Cure

Tags: zoom on music, recensione, cure, disintegration

Disintegration The Cure



Artista: THE CURE
Album: DISINTEGRATION

Anno: 1989
Prodotto da: Dave Allen, Robert Smith

Registrato a: Hook End Manor, Reading; RAK Studios, Londra
Musicisti: Robert Smith (voce, chitarra, tastiere) Porl Thompson (chitarra) Simon Gallupo (basso) Roger O’Donnell (tastiere) Boris Williams (batteria) Lol Tolhusrt (altri strumenti!)

Tracklist:
PLAINSONG
PICTURES OF YOU
CLOSEDOWN
LOVESONG
LAST DANCE
LULLABY
FASCINATION STREET
PRAYERS FOR RAIN
THE SAME DEEP WATER AS YOU
DISINTEGRATION
HOMESICK
UNTITLED

L’album DISINTEGRATION è uno splendido capolavoro, un immenso contenitore di emozioni e sensazioni, una delle migliori creature mai partorite da The Cure
L’esperienza musicale acquisita dal gruppo nel corso delle ultime tournè viene ora messa a disposizione delle angosce e delle visioni oniriche di Robert Smith, che ritorna improvvisamente al passato rispolverando a tratti le dense atmosfere di FAITH grazie alle tastiere di Roger O’Donnell, e le dure ed ossessive partiture di PORNOGRAPHY grazie alla sessione ritmica sostenta da Simon Gallup e Boris Williams.
I Cure sono quindi tornati alle loro profonde radici, a quel conflitto cuore/anima – sogno/realtà, la cura per il “malessere” è stata dunque finalmente trovata. Con DISINTEGATION Robert Smith è riuscito a scoprire la sua capacità di provare sensazioni nuove, profonde, dense, di creare magnifiche atmosfere anche senza nessun aiuto artificioso dall’esterno; e per questo l’album del ‘89 è certamente il disco più vero e spontaneo dei Cure.
Tra i solchi del disco ritorna l’amore tormentato di Seventeen Seconds e Faith, il sogno di charlote Sometimes e il triste amante di At Night, e anche se non vi sono storie a lieto fine, il protagonista (Robert) ha finalmente accettato l’impossibilità della perfezione cercando la soddisfazione tra le cose possedute. Ed ecco che i ricordi inutili di Faith diventano le dolci immagini di Pictures Of You, la fredda disperazione di Cold diventa la promessa di amore eterno di The Same Deep Water, e il vero tema di fondo dell’album è proprio la maturazione fisica, l’invecchiare, come se crescere fosse accompagnato da un’ipotetica perdita di sensibilità. Sensazioni ispirate dall’avvicinarsi del trentesimo compleanno di R. Smith.

“Qualche volta mi fai sentire
come se vivessi alla fine del mondo
come se vivessi alla fine del mondo
è solo il modo in cui sorridi”
L’album si apre con la stupenda PLAINSONG, che descrive la fine dell’estate con un improvviso temporale che giunge sul calare della sera in spiaggia, negli ultimi giorni di Agosto; gli ultimi momenti di un’estate vissuta insieme (forse a simbolo di un’intera vita, o della gioventù), gli ultimi istanti prima della partenza, i più intensi, quelli che non dimenticheremo mai. Compare così un altro tema importante del disco, quello della separazione, dell’inevitabile fine di ogni cosa. Unica consolazione il caldo conforto del ricordo.

Le storie vissute nella stagione/vita appena trascorsa vengono poi immortalate nelle sfuocate e suggestive immagini di PICTURES OF YOU. La tristezza del passato che aveva fatto nascere il desiderio distruttivo e autolesionista di Pornography viene ora riconosciuto e accettato come un semplice errore, reso più dolce guardando le vecchie immagini della compagna lontana. D’altronde chi non ha mai pianto sfogliando il proprio vecchio album di fotografie?!

L’intro melodico del basso e il lamento di una chitarra disperata e sola aprono le porte di LAST DANCE, un lungo corridoio pieno di ricordi, malinconia e paura che descrive con inquietante precisione l’incedere del tempo. I due amanti sembrano ipoteticamente incontrarsi dopo tanti anni per un ultimo ballo, e scoprire a malincuore che il tempo ha appiattito i sentimenti e gli entusiasmi dei primi giorni.

La lontananza dell’estate, della spensieratezza della gioventù e della ragazza amata tornano a farsi sentire anche in FASCINATION STREET, spingendo R. Smith nella battaglia tra il dolce ricordo e la monotona realtà, ma sono ormai scomparse le disperate imprecazioni contro il Dio Tempo. Il protagonista prende semplicemente atto della sua nuova situazione lasciando da parte i divertimenti della vita mondana, per rifugiarsi di nuovo nel sogno e nei ricordi, ed allora ogni nuova persona che entra nella sua vita viene esaminata e rigettata con cinismo e freddo occhio critico.

Allo stesso modo le implorazioni per la pioggia di PRAYERS FOR RAIN, che sembrano invocare un pesante e noioso pomeriggio d’inverno immerso nei ricordi della felicità passata. Ecco che allora l’unico desiderio del protagonista è un fantastico mare di pioggia che venga a lavare il grigiore della monotonia delle ore, per restituirgli il caldo sole/amore dell’estate finita.

Nella lunga ed ipnotica ballata THE SAME DEEP WATER AS YOU troviamo che l’amore vissuto e sognato tra i due protagonisti è destinato a restare una semplice promessa, il tempo e il destino sono di nuovo contro i due amanti. Ma se in passato il protagonista cercava rimedi disperati, ora accetta di continuare a vivere la propria solitaria vita confortandosi con il ricordo della principessa amata.

A momenti di così cupa disperazione per la lontananza e la separazione fanno da contraltare splendide dichiarazioni d’amore, ambientate in dolci sogni infiniti, come in una delle canzoni più intense scritte dal gruppo: LOVESONG.

Le tematiche dell’album vengono riportate dal sogno alla realtà nella titletrack DISINTEGRATION. Il momento in cui l’abitudine e il destino sconfigono l’amore eterno, oltre la morte, e la stessa attrazione tra due persone. Il momento in cui, come cantava disperatamente Ian Curtis, l’amore ci separerà.
E a nulla valgono i tentativi ingannevoli per riprovare, perchè, da un’altra terribile sentenza di R. Smith, è veramente impossibile provare le stesse identiche sensazioni del passato con un’altra persona.
How the end always is”. La perfezione non potrà mai essere raggiunta, possiamo solo accontentarci di quello che riusciamo ad ottenere.

Nasce così, nonostante le insicurezze, le incertezze e le conquiste mancate, la voglia di ricominciare, di non tornare a casa, descritta in HOMESICK

In disco si chiude con le atmosfere pacate e rilassate di UNTITLED, che rimandano al minimalismo dei primi lavori dei Cure.
Il protagonista ha finalmente (e serenamente) accettato la sua natura di sconfitto, addossandosi tutta la colpa per le proprie delusioni e desideri irrealizzati. La canzone sembra porre nuovi interrogativi, nuove incertezze, nuovi desideri.

“Disperato vado alla deriva
negli occhi del fantasma
piegato in ginocchio
e le mie mani di nuovo nell’aria
spingo il mio volto
ancora nel tuo ricordo
ma non so mai se è vero
non so come avrei voluto sentirmi
non ho detto tutto
quel che volevo dirti
non ho scelto per bene
le parole con le quali spiegarti
non ho mai saputo
renderle credibili
e ora il tempo è finito
un’altra occasione sprecata
sento divorarmi il cuore
avidamente
non perderò mai questo dolore
non smetterò mai di soffrire
non ti sognerò mai più”

Gandolfi Alessandro (The Larck)


Scritta da: Rudy il 10/03/2014

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